domenica 6 novembre 2016

Lettera per un addio

Ciao amico, 
hai aspettato tanto, ma sono qua a scriverti. 
Nel momento in cui hai iniziato a respirare, 
hai capito quanto il Mondo fosse duro. 
Non c'è pillola o bustina che possa rallentare il processo:
capisci subito quanto possa far schifo la condizione di essere vivente. 

Coi primi passi inizi ad apprendere le forme di comunicazione. 
Puoi scappare se hai paura e ridere se stai bene. 
Eppure ci sono altre forme per dimostrare i sentimenti. 

Finalmente ti muovi velocemente e capisci tutto: 
cos'è questo? Oh, sì! Lo so già. 
Posso averne ancora? Evvai! 
Dici che questo si possa fare? Ci provo. 
Cadi una, due e, forse, anche tre
ma ci riesci e sei felice perché sai di poter sopravvivere. 

La rabbia e la passione subentrano lacerandoti il corpo, 
sai che vuoi le tue attenzioni e come puoi ottenerle. 
Il composto delle due ti dà alla testa e ti crea momenti 
bui, logori, scarni, vivi. 
Di un vivo che non hai mai provato o sentito, 
neanche nelle storie che tanto ami ascoltare. 

Lentamente inizi la tua svolta: ora sei solo e sai come affrontare
le battaglie giornaliere. 
Non riesci a lasciare la presa.
ZAC! STUMP! 
Svolti di qua e di là, pronto a osannare la tua ragione e la tua figura. 
Presto o tardi otterrai tutto ciò che volevi. 
Eccola, 
l'occasione che prendi al balzo. 

E infine dopo tante guerre, 
che hai affrontato valorosamente ti concedi del riposo. 
Appassisci interiormente. 
Ti raffreddi fino a non poter respirare o parlare. 
Hai capito qual è il momento che tanto agognavi? 
Tra le battaglie che hai combattuto e le ferite che hai provocato, 
hai capito cosa devi fare ora? 
Lasciarti andare. 
Come lacrime su un viso triste, o foglie 
che al vento si disperdono. 

Molla il colpo, mio adorato. 
Scusa, e grazie di tutto. 
Grazie per tutto ciò che hai affrontato, posseduto, visto o calcolato. 
E ora freddo: di giorno e di notte. 

Grazie, 
Tuo per sempre. 

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